lunedì 4 aprile 2016

Torta alla Guinness!


Era una freddissima mattina di dicembre.
Per la prima volta da quando ero lì il sole sembrava aver deciso di sparire completamente e dei soliti cinque  cambiamenti climatici quotidiani pareva non potesse esservi possibilità (?!).
Ma avevamo deciso di prenderci un giorno libero per andare a Phoenix Park, io e lui. Un pò di titubanza dovuta alla pioggia ci aveva fatto perdere le prime ore della mattinata a guardar fuori dalla finestra. Infine ci eravamo avventurati.
Arrivare a piedi a Phoenix park era già di per sé una passeggiata non indifferente. Avremmo dovuto predisporre la solita colazione al sacco. Si era dato il caso, però, che quella mattina fossimo entrambi assaliti da un'indolenza tanto profonda che a far qualcosa che richiedesse un seppur minimo impegno no, non ci pensavamo affatto.
Fu così che incontrai per la prima volta la porter cake, in uno Spar nei pressi di Four Courts, assalita dai crampi allo stomaco.
Nel vederla rimasi colpita da qualcosa che non avrei potuto spiegare e, senza pensarci su più di tanto finì impacchettata nella mia borsa. Veniva da una piccola produzione semiartigianale nei dintorni della capitale. Aveva l'aspetto delle cose buone di casa. Non era soffice, perciò sarebbe stato facile spezzarla con le mani senza fare la fine di Pollicino lasciando una scia di briciole in terra invece che inviarle dritte allo stomaco.
Un'insolita coltre nebbiosa e umidiccia ricopriva le distese erbose di Phoenix Park. Di quel verde così intenso, dei colori tutti non c'era nulla. Eppure, a guardar bene, resisteva al grigio la folta schiera dei giardinieri del parco, impegnati a riposizionare un gruppo di piante e a far buche per le nuove arrivate che avremmo ammirato nella tarda primavera del Maggio dublinese.
Aveva ricominciato a piovere, ma loro sembravano non accorgersene affatto. Continuare a camminare sotto la pioggia e controvento ci restituiva tuttavia un senso di libertà troppo spesso sedato e messo a tacere dalla fretta e dalle incombenze di tutti i giorni.
Fu così che finimmo in una radura nascosta vicino alla Tea House, sotto un'orchestra che aveva tutta l'aria di essere appena uscita da una vecchia pellicola cinematografica.
Tante volte vi eravamo passati accanto senza mai notarla, immersa com'era tra alberi secolari altissimi.
Ci sedemmo sul bordo rialzato della struttura, al riparo da un'imperturbabile pioggerellina. E, tra una chiacchiera e una risata avevamo già scartato il dolce e portatone un pezzetto alla bocca. Era molto più che buono...era straordinariamente buono! Era come un mix di sapori ancestrali, era un tutto che riusciva ad appartenere in eguale modo ad entrambi.
Fu proprio in quel momento, prima che potessimo comunicare l'un l'altro il nostro percepire quel cibo, che arrivò un pettirosso a condividere con lo spuntino. Così ci sembrò di poter racchiudere il significato della vita in quel solo, piccolo attimo di pura meraviglia.




Vorrei invitarvi ad esprimere il vostro pensiero riguardo la percezione sensoriale ed emotiva che abbiamo del cibo che mangiamo quotidianamente.
Che influenza hanno sapori e consistenze sulla nostra giornata? E sul nostro umore, sulla nostra energia, sulla vitalità e l'impegno che mettiamo nelle cose che facciamo?

Irish stout cake

(per uno stampo tondo da 20 cm di diametro)

400 g di farina 00
3 uova medie
230 g di burro morbido
100 g di zucchero di canna
100 g di dark brown sugar
1 mandarino bio (scorza grattuggiata e succo)
140 g di scorza di cedro candito (ma anche arancia, limone o qualsiasi altro tipo di agrume)
50 g di ciliegie rosse candite
150 g di uvetta
la scorza grattuggiata di un limone
un cucchiaino scarso di aroma di fiori d'arancio
1 cucchiaino abbondante di cannella in polvere
1 cucchiaino scarso di noce moscata in polvere
1 cucchiaino scarso di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
250 ml di birra stout o porter (io ho usato la Guinness)
un pizzico di sale


Con l'aiuto delle fruste elettriche o con una frusta a mano lavorare il burro con i due tipi di zucchero fino a formare una sorta di crema spumosa.
Unire le uova intere, una alla volta, facendo attenzione a non unire la successiva prima di aver perfettamente amalgamato la precedente.
Setacciare la farina con il lievito e il sale.
Tagliare i canditi e le ciliegie a cubettini.
Unire la farina in tre volte, alternadola con 200 ml birra, in modo da ottenere un composto liscio e pittosto denso.
Unire anche le spezie, i canditi e l'uvetta e amalgamare il tutto con una spatola.
Versare il composto nella teglia preparata e infornare per un'ora a 180°C.
Abbassare la temperatura a 150° e prolungare la cottura per un tempo che potrà variare da 30 a 60 minuti, dipende molto dal forno (vale sempre la prova stecchino!).

Sfornare, sformare e mettere a raffreddare su una gratella.

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